Il Culto di San Michele Arcangelo

Antichissimo è il culto a San Michele, che alcuni storici delle religioni ritengono anteriore a quello del Dio di Abramo, col quale si sarebbe sincretizzato, divenendo il principale collaboratore quale Arcistratega, cioè comandante in capo delle schiere di angeli impegnati a difendere l’umanità dalle insidie di Lucifero e dei suoi seguaci. Il culto è universale, poiché comune a Ebrei, Cristiani, Musulmani, e nasce tra la Penisola Araba e la Palestina dove era il primo santuario dell’Arcangelo del quale si ha notizia. Tutti venerano Michele quale combattente per il bene, miracoloso taumaturgo, guaritore, psicopompo, liturgo. In Europa il culto si diffuse probabilmente ad opera delle milizie arabe cristiane che i Bizantini impiegarono insieme a truppe barbariche di stirpe germanica e slava come Goti, Longobardi, Vichinghi, Bulgari, che così conobbero Michele e ne divennero fedeli devoti. In Campania la devozione divenne infinita ed inarrestabile grazie a due strepitose vittorie dei Longobardi contro i Bizantini. La prima, contro le truppe dell’imperatore Costante che assediavano Benevento fu propiziata dalla conversione dei Longobardi ariani di Benevento al Cattolicesimo, portò in dote al vescovo beneventano il famoso santuario del Monte Gargano. Poi nel giorno di San Michele, i Longobardi Capuani con un folle praticamente suicida contrattacco di pochi uomini contro migliaia di soldati greco-bizantini di Napoli, ebbero la meglio.

San Michele sconfigge Satana - Raffaello Sanzio, 1518

Fu, o sembrò, miracolo dell’Arcangelo che vide ribadito così il suo ruolo di protettore.

Il pellegrinaggio al Gargano ha permeato l’Alto Medioevo: da tutta Europa umili devoti, ma anche Principi e Re, per secoli si recarono alla Grotta Sacra che l’Arcangelo stesso aveva consacrato. La regina Ansa, moglie di Desiderio l’ultimo Re Longobardo deposto da Carlo Magno, creò in Italia una “rete di tetti” cioè ostelli per pellegrini, che fecero del Grande Cammino dell’Angelo una vena di civiltà europea.

Testi a cura di Domenico Caiazza